17.09.2019
Quante volte ho detto:
questa è la volta buona.
Tre sigarette in fila
il canto del bollitore
la finestra sporca
oscenamente aperta
sul cortile.
Quante volte
ero solo io,
la crudeltà di una giornata
un foglio bianco sul grembo.
Quante volte ho detto:
questa è la volta buona.
Tre sigarette in fila
il canto del bollitore
la finestra sporca
oscenamente aperta
sul cortile.
Quante volte
ero solo io,
la crudeltà di una giornata
un foglio bianco sul grembo.
La notte è nel tuo occhio.
Nel tuo occhio
la mia stella
brucia senza sosta.
Sopra di noi
parole
di stelle e notte:
non so dire
questo oscuro
punteggiarsi di silenzi
ma dalle tue dita
imparo la pronuncia –
i nostri corpi
un presagio che comprendo
la costellazione chiara
che ogni notte
mi indica il tuo sguardo
A S. P.
Vola alta, parola
tocca lo zenit e il nadir
della tua significazione (ML)
Zitterndes Wesen.
Du bist das Gestotter
Das hält den Morgen an
Das letze Licht
Das sich hinter dem Fenster entzündet
Bei deinem Schlaf
Sind die Jahre geboren
Und die stumme Stunde
Die Geste die aufschießend
Die Nacht zerstörte
Du stammst aus einer Geschlacht
Die Vater nicht kennen wird.
Du wirst Brüder bekommen
Aber nur im Dunkel
Dein Wort
Ist der Donner
Der die Tanne umbrachte.
Aber der Stamm blieb.
traduzione
Creatura che tremi.
Sei il balbettio
che arresta il giorno
l’ultima luce ad accendersi
dietro la tenda
Nel tuo sonno
nacquero gli anni
e le ore mute
il gesto che divampando
distrusse la notte
Sei di una stirpe
che non conoscerà i padri.
Avrai fratelli
ma solo nel buio.
La tua parola
è il fulmine che ha ucciso l’abete.
Ma il tronco rimase.
Martedì 19 dicembre, alle ore 19.30, la Casa della Poesia di Milano ospita nella sua sede presso il Laboratorio Formentini l’incontro a cura di Amos Mattio dal titolo Recentiores non sunt deteriores: voci nuove in poesia. Ingresso libero.
Lorenzo Babini, Alessandro Bellasio, Bianca Brecce e Luca Minola. Un quartetto di poeti, anagraficamente vicini, con le loro opere di esordio, a testimonianza della pluralità delle voci contemporanee, incrociano versi e opinioni, dando la loro visione della poesia e spiegando spunti e motivazioni. Le differenze, le analogie, i contrasti diventano occasione di confronto tra i poeti (che leggono i loro testi) il curatore e il pubblico che può intervenire nel dibattito.
vivere in questo modo: con il muso perennemente al vento, estatici, lappando la vita e bevendone importanti sorsate fredde.
vivere tamburellando con le dita sulle cose, impazientemente, e andare a sbattere con le ossa contro i muri, contro tutti i muri, al ritmo delle parole che escono dalla bocca in un dolce ruggito barbarico e universale.
vivere sapendo l’importanza del tempo e la sua intima parentela con l’amore, vivere stringendo nel palmo l’orologio, febbrili, e ridere del quadrante che si rompe per un bacio troppo violento e accarezzare le lancette storte con la nostalgia con cui un amante tocca i segni rossi sulla schiena della persona amata.
vivere tutto ció che straccia ogni vena nella corsa dalla fronte al piede stanco, dalla coscia all’anulare, vivere correndo sul pelo delle cose, come gabbiani sull’acqua, rondini sui tetti, come Bolt quando ignoró il limite concesso alla velocità e le persone urlavano impazzite e saltavano e tutto il mondo in un istante fu energia elettrica che faceva tremare terre, oceani e costellazioni.
vivere con pochi nomi sulle labbra, ma essenziali: goccia, casa, mano. Fratello, universo, colore. Argine, pulsazione, memoria. vivere per ripetere queste parole al mondo, al ritmo del sangue che ci straccia le vene in un dolce ruggito barbarico e universale.
vivere nell’estasi della corsa nel vento e dell’acqua che si dibatte negli argini del fiume, vivere come orologi rotti, beffardi e minacciosi, ironici e febbrili, come ossa, come muri, vivere come baci, vivere ed essere come un tremito di stelle, come elettricità
Cose senza nome
e voci. Il caffè grida
sui fornelli e la tua schiena –
una traccia sulle sedie.
Oggi è un giorno di colore
bianco, le piante respirano
sul davanzale.
Essere vivi –
essere soli:
dover scrivere la differenza.
Sul dolore delle cose
oggi
chiudo gli occhi
stupefatta
allora la voce del signore
era nell’erba e si seccava
le dita degli alberi stringevano
la gola degli uccelli e gli uccelli
battevano le ali
al ritmo cardiaco della fuga
allora la voce del signore
era nella pietra e ne traeva
sangue e delle giovani
andavano con i polsi uniti
e rivolti verso l’alto
allora non era più luce
e la voce del signore
ci stese sull’erba
fra le pietre e il vento
e nonostante le foglie
nonostante il rumore del mio sangue
tu mi hai detto Sento
che c’è ancora molto
di cui vivere
Era la forma delle cose
ustionata dal tempo
la pace del moto dei capelli
nell’acqua
l’esplosione contenuta dei polsi
e il gesto aggraziato della mano
che invitava – insieme –
Era il chiodo che hai estratto dalla trave
e il crollo muto degli anni
e sulle scale il passo interrotto
e l’onda di luce che ha invaso il foglio
Era quanto avevamo atteso
– insieme – parlando a voce bassa
con gli occhi allacciati
e la tua voce tremava
a sentirmi viva
e io volevo essere ti dicevo
una cosa caduta per sbaglio
fra le tue mani
giovedì 27 aprile ’17, ore 19:30 – LABORATORIO FORMENTINIPOETI NELLA RIVOLUZIONE RUSSA
a cura di Milo De Angelis
Voce recitante di Viviana Nicodemo
Musiche di Bianca Brecce
Alexandr Blok, Marina Cvetaeva, Sergej Esenin, Vladimir Majakovskij, Boris Pasternak
Cinque poeti, cinque figure indimenticabili del panorama letterario russo del ‘900.
Cosa significa essere poeta negli anni della rivoluzione russa?
In occasione del centenario vengono proposte al pubblico le parole e le vite di alcune delle più importanti figure letterarie che l’hanno attraversata. La biografia di ciascuno di questi autori è irrimediabilmente legata alla rivoluzione russa, alle speranze, al dolore, alla forza e allo sconvolgimento che essa ha portato.
Voce, suono e immagine si intrecciano e si completano in uno spettacolo che vuole restituire la poesia di questi anni, la forza di queste voci, la storia di queste vite: la storia della Rivoluzione Russa del 1917