le gazze (#3)
ancora queste gazze
rompono il confine suono
della solitudine
con battere d’ala
e lugubre craa
un sole congela rapido
umido di putredine
e bianco stupefacente
fendono inarrestabili
la calotta polare del giorno
due vertebre di pino muschiate
sempre le gazze
masticano inutili pigne
sul suolo innervato di impronte
l’inverno ha messo i denti, stanotte
li affila sull’orologio-corolla di fiori
lo sguardo fisso sulla finestra dell’oggi
queste gazze sole
ed i ghiacci della solitudine
in quest’ora risuona
l’impazienza dei vivi
ed il potere dei morti