quando apro gli occhi mi si aprono le vene

Mese: aprile, 2013

quando svegliano a notte (anime ardenti) (#11)

quando svegliano a notte
le stelle, il torbido lacrimare
dal cielo di polline aguzzo

e morbida nelle mani
s’accoccola l’eco stravolta

quando passano, come languenti
quei cori gelidi al cuore
che ricordano ad ogni sospiro
l’orrore del “così non è stato”

e niente è mai arrivato
a bastare a tacere..

allora – ma per sopravvivere
le anime ardenti trascorrono
la primavera che i pini mutava
e i suoni che il vento portava
alla grande finestra di casa

l’alto ciliegio che rifioriva
e la palpebra che luce filtrava
la terra che roca batteva
le screpolate rughe nel corpo
e ogni bel ramo contorto
i riflessi nell’occhio di un volto

perchè nulla, nulla di questo
può essere tolto

allora – per sfuggire alla morte
si piange – di gioia e più forte
fra piccole dita si stringe
la promessa di alterità

farfalle (#10)

squarcia la crisalide
bruciore grande d’ali
e polvere di battiti
trasforma

potere al sole
un solo giorno
vivere

crolleranno, le mura che avevo (#9)

crolleranno, le mura che avevo
erette a colpi di dita
e le madri, ogni madre
avrà motivo di pianto:

partirò – del cielo a cercare
gli slabbri più ampi..

Lì nascono i fiori
e deboli alberi ballano.
Non c’è musica, ma grandi sospiri
della terra che gode soltanto.

Nei torrenti di baci di sole
bagnerò questa piccola fronte
imbevuta di viola di sangue;

tamponando il mio pianto respiro
le palpebre sole saranno
– l’azzurro..!

Sarà bello vederti lì muto
con quell’occhio che ho tanto frugato
a dirmi senza affatto parole
“Sai, ti ho tanto aspettato..”

spariranno tutti i cappotti
e il tuo e il mio corpo saranno
due rami diversi, un unico tronco

Sì, partirò. Sarà un giorno di vento
e la mia barca a vela – camicia
andrà più veloce del tempo
di ogni maceria di primavera

perchè così nascono i fiori
dove crollano tutte le mura
e ogni madre, le madri
li bagnano, piangono tanto

buio cartapesta (#8)

marzo 2013

buio cartapesta.
sagoma di un tamburo
il cuore che spegne.
fuori forse qualcosa
dentro non interessa.

lampi-isteria di cicale
rievoca cieli che aprendo
sparivano. coperte di ciglia.
feritoie-braccia. un nonnulla..
dal chiavistello pende l’angoscia
chiave a clessidre d’assenza.

aperto, chiuso. non si vede nulla.
qui non passa nessuno.
attimi – forse qualcosa
oggi non interessa.

notti congelano. la sciarpa
è bucata e per la gola
non c’è filo che tenga.
lacrima coltello alla gola.
sul crinale fra ombre
del collo – la gola!..
ma qui non respira nessuno.
un tempo forse
che non interessa a nessuno.

vengono, vanno.
fanno quello che devono:
ricordano.
l’inquietudine più grande
negli occhi
– i loro –
riflessi e suono di sangue