colloquio (#1)
Il tuo sguardo
– discretezza dei volti
sbiadita –
inghiottiva
a pupille serrate
la luce del cielo
e quando imbevuto
volesti levarlo
sulle mie parole
stordite
e l’insulsa smania
di pianto
parve che un temporale
scagliasse giù tutto
ciò che era rimasto
d’inverno
e ai miei piedi raccolsero
frantumi
scaglie di primo sole
e gemiti di cime spogliate
un gelido correre
alle radici
si fece il pensiero..
Tacevi – tu avevi già conosciuto
le lunghe ore quando
terminano le stagioni
e da ovunque immenso risale
il languore di morte
lì vicino indicasti
la fine
e per nome dicevi
le cose di vita
ma io non volevo guardare
fuori dalle mie dita
che rimaneva di questo corpo
che rimaneva
della memoria assopita –
Ricordo. Lo sguardo ho levato
– quella notte in sogno
i nostri volti indistinti
come fronde che scuota una brezza
e non possano più districarsi –
e vidi
luccicare nelle tue ciglia
il mio vivido desiderio
– una goccia strenua aggrappata
all’ultimo ramo proteso
che aspetti un tempo infinito
per lasciarsi crollare..
allora – fu la prima volta-
desiderai inghiottire
a pupille serrate
la luce, il tuo volto
nell’unico sorso di un bacio
e il sapore di inutili inverni
dimenticare
– ricordare chi ero
il sentire che siamo –
nel farsi buio
il giorno
accolse tremanti
i nostri corpi
nudi d’attesa