breve monologo per un attore dadaista
di Bianca
Monologo per ****, 2.11.2013
Non credo alle parole. Sono creature volubili, nervose, sensuali e dispettose. Quando una parola dice qualcosa, si può ben stare certi che voglia dire qualcos’altro. E nemmeno l’esatto opposto, sarebbe fin troppo prevedibile.. Alle parole invece piace cogliere di sorpresa. E se le si guarda bene, con molta attenzione, spesso si nota – da un paio di baffi che spuntano sopra una sciarpa femminile, una voce in falsetto, uno sguardo un po’ troppo sfuggente o qualche risatina nervosa di troppo – si nota che le parole amano camuffarsi, fingere, imbrogliare. Nulla è più soddisfacente per una parola del vedere come riesce a convincere chi l’ascolta. Prende sicurezza, si fa più sfacciata, si sente superiore. Ed è allora che il suo significato si fa convenzione. Suona così sicura che sembra impossibile dubitare di lei.. Ne hanno fregati tanti così! Quando si sta a sentire una parola troppo spesso, per non parlare di quando si dice una parola troppo spesso, va a finire che ci si crede, ed è finita. Le parole hanno vinto.
Spesso mi è stato detto, e con un tono quasi d’accusa, che Io sono un uomo eccentrico. Eccentrico! Questo termine è stato usato così tante volte nella storia delle parole, e io lo trovo così inesatto. Innanzitutto, presuppone un qui e un là, mentre a ben vedere non esistono né l’uno né l’altro, ma solo presenza e assenza. Lo spazio non è qualcosa di definibile e non ci si può definire in relazione allo spazio: siamo troppo invischiati in esso, parte, corpo e respiro di esso.. indivisibili. Non ci sono un dentro e un fuori! Ci sono un sento e un non sento, un “sì, posso ancora, resisto” e un “ora non riesco più, magari più tardi” quando l’essere indistricabilmente presenti ci fa davvero troppo male. Ma noi siamo, e in quanto siamo, sentiamo che i confini e i limiti che ci poniamo sono solo deboli recinzioni d’orgoglio, che avranno presto a cedere di fronte al sordo, pulsante farsi delle cose. Io sono un uomo eccentrico.. si presuppone una definitezza che è tutta verbale, e io già vi ho detto cosa ne penso di quei verbacci, preposizioni, sillabe. Tutto un grande imbroglio per farci credere di averle noi in mano le redini della vita – mentre inciampiamo nei nostri stessi sporchi e pesanti zoccoli!
Perciò pensate un po’ meno, la prossima volta che troverete strane le mie posizioni, il mio modo di toccare le cose, gli sguardi che lascio su di esse.. prima di parlare, pensate un po’ meno e ridete, piuttosto. Perché in fondo, cosa significa questo termine, davvero? Cosa significa essere io?